Grande committente dell’impresa Bassanini è la Chiesa che, uscita dai travagli ottocenteschi con gli espropri dei beni ecclesiastici e scontri con lo Stato, necessitava di ricostruire una rete di parrocchie e istituzioni adeguate alle esigenze delle veloci trasformazioni del nuovo secolo. L’atteggiamento dei religiosi cattolici nei confronti della nuova nazione italiana stava cambiando: da una forte contrapposizione iniziale si passa a una sostanziale condivisione di finalità dove la costruzione di un tessuto ecclesiastico diffuso è prioritaria.
Bassanini era un uomo molto devoto, che per tutta la vita prima di recarsi in cantiere o in ufficio, andava a messa. Questo sentimento così forte lo aveva unito al professor Danusso, persona di pari religiosità: entrambi pensavano che lavorare bene, costruire bene, fosse un modo per onorare la fede e la società, stati d’animo questi, così cristianamente determinati, che infondevano una grande forza perché trasformavano il lavoro, pure molto amato, in una missione.
Il suo forte legame con gli ambienti religiosi fu per altro foriero di parecchie commesse di lavoro e, a sua volta, ricambiò con costruzioni gratuite per enti e parrocchie. Nelle costruzioni ecclesiastiche, uno dei primi lavori fu l’ampliamento della chiesa di San Pietro in Sala in piazza Wagner nel 1924 su progetto dell’ingegner Antonio Casati, edificio in stile neoromanico con la pianta a croce latina e tre navate.
Successivamente lavorò con i più importanti architetti legati alla curia milanese come i fratelli Nava, con cui costruì la chiesa di San Protaso in Piazzale Brescia e l’edificio conventuale della chiesa di Sant’Antonio in fondo a viale Corsica, Adolfo Zacchi, con cui edificò San Bernardino, Felice Pasquè per piazza Gabrio Rosa, Giovanni Muzio per la chiesa di Santa Maria la Rossa, una delle più significative dal punto di vista tipologico. Lavorò anche con Monsignor Polvara e la Scuola Beato Angelico con cui realizzò la chiesa dell’Istituto Sant’Eusebio a Vercelli e la chiesa di Santa Maria in Beltrade in via Oxilia a Milano.
Molte di queste chiese erano caratterizzate da una tipologia tradizionale con planimetria a navate e transetto, cupola e facciate in mattoni e finiture in marmo e facevano parte del programma del cardinale Schuster che stimava la liturgia e i luoghi della liturgia il cuore del rinnovamento della vita dei fedeli. Il programma intenso continua dopo la guerra e alla morte di Schuster nel ’54 prosegue con l’Arcivescovo Montini.
Anche per le chiese lo stile architettonico cambia e, all’inizio degli anni Cinquanta, gli edifici ecclesiastici si presentano come totalmente innovativi. Bassanini ne costruisce quattro, tra cui Santa Maria Nascente con l’architetto Magistretti a pianta circolare, all’esterno tutta intonacata e all’interno con una quinta in laterizio molto suggestiva, e la Madonna dei Poveri a Baggio con progetto degli architetti Figini e Pollini, il primo edificio consacrato da Montini.
Numerose anche le opere delle associazioni cattoliche dedite ad istruzione e assistenza anche ospedaliera. Ricordiamo due grandi edifici stilisticamente simili costruiti nel dopoguerra: l’Istituto Sant’Eusebio a Vercelli e il Centro per Attività Cattoliche in via Statuto con progetto dell’architetto Mattioni, edifici con la partitura in calcestruzzo a vista, tamponamenti in mattone e ampie finestre regolari in alluminio.
Testo di Giovanna Franco Repellini